Il tecnico dei 2004 non ha dubbi: “Al di là dei risultati, vedo una crescita straordinaria”

 

Per il secondo anno consecutivo ha preso le redini dei Giovanissimi Fascia B Elite, accettando una sfida non facile. Quella di guidare i suoi ragazzi nel loro primo campionato “vero”, nell’anno che sancisce l’abbandono del mondo della scuola calcio e l’entrata in quello dell’agonistica. Ma Davide Olivetti è uno che non si mette paura di fronte alle sfide, e non scappa nemmeno quando le cose sembrano precipitare. Lo scorso anno, al termine del girone di andata la sua squadra aveva collezionato 8 punti: per molti era spacciata, ma lui non ha mai smesso di credere nei suoi ragazzi. Che, grazie ad un girone di ritorno strepitoso, hanno centrato la salvezza perfino in anticipo, andando a vincere contro avversari ben più titolati. Quest’anno, mettendo da parte ogni scaramanzia, le cose sembra stiano andando allo stesso modo: i punti nella prima parte di stagione sono stati 11 (“ma giusto perché ci sono più squadre”, scherza mister Olivetti), ma nel 2018 la musica sembra essere cambiata. “Le cose sono due”, esordisce il tecnico dei 2004. “O sono io che faccio fatica a far capire ai ragazzi quello che voglio da loro, o questo è il giusto percorso che devono fare nel passaggio dalla scuola calcio all’agonistica, in un campionato in cui cambia la concezione del risultato e la fisicità inizia a farsi sentire”.

Soprattutto in un girone di fuoco come quello in cui è stato inserito il Città di Ciampino…

“Credo che il nostro girone possa essere definito ‘interessante’… al di là degli avversari, però, sono convinto che molto dipenda da noi. È naturale che i ragazzi facciano un percorso e compiano degli errori, proprio come ne compiamo io e Giuseppe Porcella nel tentativo di trovare il metodo giusto per formare un piccolo calciatore”.

C’è da dire, però, che nella prima parte della stagione spesso avreste meritato di più…

“A parte Lazio e Frosinone, che come è giusto che sia ci hanno preso a pallonate, i ragazzi hanno avuto sempre il giusto approccio alla gara, dimostrando una buona predisposizione alla sofferenza e la capacità di sopperire ad un eventuale gap tecnico con applicazione e costanza. Questo è un gruppo sano e soprattutto curioso: i miei giocatori fanno continuamente domande per capire il motivo per cui si fa una cosa piuttosto che un’altra, e questo è molto positivo”.

Hai sempre le risposte giuste da dargli?

“Diciamo che rispondo sempre qualcosa, cercando di essere credibile!”.

E se non le trovi, il tuo fido collaboratore Giuseppe Porcella è lì per aiutarti…

“Giuseppe è Giuseppe, un amico ancor prima che un collaboratore. Lui non è semplicemente un ottimo preparatore atletico, perché essendo un istruttore di scuola calcio ha anche molte competenze tecniche e mi aiuta su tutta la gestione della gara. Inoltre ha una straordinaria capacità di tranquillizzarmi dicendo sempre la parola giusta al momento giusto, ed è molto bravo nel capire le carenze dei ragazzi, aiutandoli a migliorare sugli aspetti sui quali fanno fatica”.

Scherzi a parte, al di là dei risultati credi che questo gruppo sia cresciuto?

“Hanno avuto una crescita incredibile a livello fisico ma soprattutto mentale, dimostrando di credere in se stessi e di avere una capacità di reazione importante, affiancata da un’ottima facilità di apprendimento. Nelle ultime settimane, poi, hanno cambiato completamente l’approccio alla gara: continuiamo a prendere gol subito, questo è vero, ma è altrettanto vero che in più di un’occasione siamo riusciti a ribaltare il risultato dimostrando carattere. Capita a volte di giocar bene e perdere, ma io sono del parere che se devo morire voglio farlo come dico io. In questa categoria dobbiamo puntare alla crescita dei ragazzi ancor prima che al risultato, e di certo non possiamo lavorare sull’aspetto tattico: il nostro è un percorso tecnico, i giocatori devono sapere che giocando in un certo modo puntano ad arrivare ad un obiettivo. Se vinci calciando la palla avanti non cresci, o almeno questa è la mia filosofia”.

E la società ti ha dimostrato ampiamente la sua fiducia…

“Assolutamente sì, e gliene sono grato. Non è da tutti avere alle spalle una società che ti permette di lavorare in questo modo senza la pressione del risultato. Sapere che il tuo modo di pensare calcio è avallato anche ai piani alti ti aiuta a fare le cose per bene”.

Il direttore Mirra, poi, vi ha preso particolarmente a cuore…

“Il suo tono rassicurante ha un ottimo effetto sui ragazzi, tanto che quando arriva lui sembra che sia arrivato lo zio che a Natale fa i regali più belli ai nipoti! Sono felice del rapporto che si è instaurato con lui, anche perché non ci conoscevamo ma c’è stata subito sintonia”.

Credi che l’obiettivo salvezza sia raggiungibile?

“Certo, anche se il nostro obiettivo principale rimane quello di veder crescere i ragazzi, di far sì che vengano al campo con il sorriso e soprattutto che portino la pizza al termine di ogni allenamento perché lo staff vuole mangiare! Scherzi a parte, ad inizio anno avevamo un gruppo di soldatini, fin troppo seri per la loro età: settimana dopo settimana si sono sciolti, oggi ci raccontano delle fidanzate e dei loro balletti sui social, riuscendo però a garantire la massima serietà quando è richiesta. Insomma, stiamo lavorando bene, e sono certo che continuando così ci toglieremo belle soddisfazioni”.