Di tutto il settore giovanile della Polisportiva Città di Ciampino, lui è l’unico atleta a giocare un campionato sotto età, e soprattutto a giocarlo da protagonista. Perché Tommaso Maddalena, classe 2002, di mestiere fa il portiere e lo fa con la formazione degli Allievi Elite di mister Di Cori, insieme ai suoi compagni che sono di un anno più grandi. Personalità e carattere da vendere gli hanno permesso di conquistare questo traguardo, e oggi è propri a lui che domandiamo cosa si prova ad essere il più piccolo del  gruppo. “Per me non è assolutamente un problema”, commenta Tommaso, “anzi lo definirei un privilegio perché nel calcio quando sei il più piccolo vieni visto sotto un’altra prospettiva. Devo dire, però, che nessuno ha mai considerato più di tanto il fatto che io fossi più piccolo: i compagni mi trattano come uno di loro, e credo sia normale!”

Passando alle questioni di campo, vi aspettavate di disputare un campionato così positivo?

“Probabilmente no, anche se a dir la verità ripensando a certe partite posso dire che avremmo meritato anche qualcosa di più. Altre, invece, sono state delle vere sorprese: in casa stiamo andando in modo straordinario anche perché il nostro obiettivo era la salvezza e credo che finora siamo andati oltre le aspettative”.

A livello personale, invece, sei soddisfatto di quanto stai facendo?

“Pienamente, anche perché non mi aspettavo di disputare un campionato da protagonista. Ho guadagnato il posto lo scorso anno e credo di aver rispettato le aspettative sia del mister che del preparatore dei portieri Mancinelli. Credo di essere cresciuto parecchio sotto tutti gli aspetti, sia quello tecnico che quello caratteriale, acquisendo maggiore sicurezza e personalità”.

A proposito di Roberto Mancinelli, lui ha tante esperienze nel calcio che conta. Quali sono gli insegnamenti che cerca di trasmetterti?

“Lavoriamo molto su questioni tecniche ma anche sotto il profilo dell’aspetto caratteriale. Proprio viste le sue molteplici esperienze su campi importanti, il mister prova ad esempio ad insegnarci dei metodi per affrontare e combattere l’ansia pre partita, e ci riempie di consigli. Quello che più ho fatto mio? ‘Non avere paura’. Lui mi ha insegnato a fare la cosa che più mi viene naturale senza pensarci troppo, perché altrimenti si rischia di sbagliare”.

Quello del portiere è un ruolo particolare, solitario, difficile. Ma tu hai sempre giocato in questo ruolo?

“No, da piccolo giocavo come centrocampista, poi un giorno in cui mancava il portiere mi sono proposto: mi è sempre piaciuto tuffarmi e ho voluto provare. È andata bene e non ho più cambiato, la passione è nata e cresciuta con il tempo, e oggi non cambierei mai la mia maglia numero uno!”.

A chi ti ispiri?

“Buffon è il numero uno, ma il mio portiere preferito è Perin”.

Prima di arrivare al Superga, dove hai giocato?

“Sono cresciuto nella Polisportiva Ciampino perché è proprio a Ciampino che abito: ho vissuto i primi anni in mezzo al campo, poi altre due stagioni da portiere e ormai 4 anni fa sono arrivato qui, dove ho fatto gli sperimentali, i Giovanissimi fascia B, i Giovanissimi Elite e poi appunto gli Allievi Elite saltando una categoria. Qui mi trovo veramente bene fin dal primo anno, anche se è negli ultimi due che le cose sono andate in crescendo”.

Fuori dal campo chi è Tommaso Maddalena?

“Un ragazzo come tanti, che studia al Liceo Geometra e ama stare con gli amici. Riesco a far combaciare il fatto di andar bene a scuola e quello di giocare a calcio, anche se ogni tanto bisogna fare dei sacrifici; per mia fortuna non ho mai amato i locali o le discoteche quindi per me stare a casa il sabato sera prima della partita non è un problema. Sono un ragazzo con la testa sulle spalle, nel tempo libero mi piace uscire con gli amici ma quello che facciamo non si discosta molto da un allenamento: prendiamo un pallone e ce ne andiamo al parco a giocare, anche perché i miei amici sono anche i miei compagni di squadra”.

La fidanzata ce l’hai?

“Diciamo che ora è questo ciò che sacrifico, perché tra la scuola e il calcio non mi rimane molto tempo”.

Che ruolo ha la tua famiglia nella tua vita?

“Fondamentale. I miei genitori hanno fatto e fanno tanti sacrifici per me, e di questo li ringrazio. Mi seguono molto, anche quando giochiamo in trasferta: mio padre rompe un po’ quando sbaglio, ma lo fa solo una volta tornati a casa: durante la gara non mi parla, è molto silenzioso anche perché come me non sopporta i genitori che polemizzano dagli spalti”.

Come ti trovi con Gianluca Mirra?

“È un bravo direttore, molto presente e attento: appena ti vede un po’ con la testa tra le nuvole ti chiede cos’hai, e cerca sempre di aiutarti se hai un problema. Si vede che ci tiene, e per noi è un punto di riferimento importante: ogni notizia passa per lui e non gli sfugge niente”.

Da qui a dieci anni come ti immagini?

“Spero in un futuro di poter fare qualcosa anche al di fuori del Città di Ciampino, magari in un club professionista, ma se invece dovessi rimanere qua lo farei sempre con il massimo impegno e con il sorriso, ben felice di esserci”.

A  proposito di club professionistici, quest’anno hai avuto la possibilità di fare diversi stage. Com’è andata?

“Sono stato sia alla Sambenedettese che al Frosinone ed è andata bene. In pochi giorni non si ha la possibilità di conoscere molte persone ma sono comunque delle esperienze formative che aiutano a crescere e ad entrare in contatto con realtà sicuramente importanti”.

Se un domani ti dovesse capitare un’esperienza lontano da casa, la accetteresti?

“Lo scorso anno sono stato in prova alla Sampdoria e mi sono trovato a pensare a cosa avessi fatto se mi fosse capitata una simile occasione. Beh, non sarebbe facile, ma di fronte ad un’opportunità importante bisognerebbe assolutamente coglierla”.

La tua famiglia come la prenderebbe?

“Papà sarebbe sicuramente contento, la mamma un po’ meno: non ne vorrebbe sapere a meno che non la portassi con me. Sono il piccolo di casa perché ho un fratello più grande, quindi per lei il distacco sarebbe inammissibile! Scherzi a parte, i miei genitori sanno che le scelte le faccio con la testa e si fidano di me, quindi se mi dovessi trovare in questa situazione sono certo che non ci sarebbero problemi”.

Spara in grande: cosa sogni?

“Mi piacerebbe giocare in Inghilterra, ma non in una delle squadre più blasonate. Lì è ancora possibile che una squadra che lotta per la salvezza arrivi a vincere il campionato, quindi mi piacerebbe provare questa esperienza sulla mia pelle per un nuovo miracolo Leicester!”.

Sognare, si sa, non costa niente! Soprattutto a 15 anni!