Lui la gara con l’Atletico Vescovio la vivrà in modo particolare, perché in passato ha contribuito a rendere grande quel club, crescendo contemporaneamente anche lui. Le parole che ha rilasciato al sito de Il Messaggero lo dimostrano, perché Giordano Moroncelli ha il Vescovio nel cuore. “Per me l’Aletico Vescovio rappresenta ancora quello che gli altri hanno sempre sognato di voler essere, un modello unico e inimitabile. Sono orgoglioso di aver contribuito a renderla quella che oggi è. Conosco tutta la società e gran parte dei giocatori, e sono emozionato all’idea di giocare contro di loro. Sono molto legato a Stefano Vaccari e al capitano storico, Daniele Casadei, e mi auguro di non subire gol da Chicco Amici che quando era con me non segnava mai!”.

E per attendere nel modo migliore la gara contro l’Atletico Vescovio pubblichiamo l’intervista integrale al DG del City, apparsa sull’ultima fanzine del club.

 

Una partenza strepitosa, quella del Città di Ciampino, che nelle prime giornate di questo campionato ha veleggiato nelle zone alte della classifica del girone A davanti a società che hanno messo in campo investimenti ben più importanti di quelli del City. Poi un rallentamento, forse fisiologico, che non intacca un bilancio che ad oggi è sicuramente più roseo di quello che ci si sarebbe aspettati ad inizio stagione. Ne parliamo con uno dei “padri fondatori” di questa squadra, il Direttore Generale Giordano Moroncelli, vero deus ex machina del club aeroportuale verso il quale i presidenti Cececotto e Fortuna hanno piena e totale fiducia.

“Nel momento esatto in cui Roberto Vichi ha annunciato di voler chiudere la sua avventura qui a Ciampino, i presidenti mi hanno chiesto di occuparmi a 360 gradi della gestione societaria, lavorando al loro fianco per la realizzazione di questo progetto. Ho accettato con orgoglio questo ruolo anche se per me era completamente nuovo, e l’ho fatto soprattutto perché tra di noi si è  instaurato fin da subito un tipo di rapporto ottimale, che ci permette di lavorare nella maniera giusta. È vero, ho una visione maniacale delle cose e ci tengo che tutto vada nel verso giusto, ma mi rendo conto che non è facile avere sotto controllo tutti gli aspetti di una società, soprattutto perché parliamo di calcio dilettante e questo non è il primo lavoro per nessuno di noi. In questi anni abbiamo lavorato molto, inserendo dei tasselli importanti che hanno innalzato la qualità del servizio da noi offerto, puntando su persone che hanno la massima capacità e l’esperienza giusta, e che condividono la nostra visione delle cose. In questo senso l’arrivo di Gianluca Mirra è stato fondamentale: è un ragazzo che ha portato con sé un enorme bagaglio di esperienza, approcciandosi però con l’umiltà di chi fa questo lavoro per la prima volta nella vita. Lavoriamo in totale sintonia e la sua presenza mi permette di non essere sempre presente, intervenendo solo quando ce n’è bisogno.

In quest’ottica anche l’apporto di un team manager esperto come Andrea Moretti è sicuramente importante.

Andrea nasce come tecnico, ma per i suoi impegni lavorativi non riusciva più a ricoprire questo ruolo. Un giorno mi disse di essere stuzzicato dall’idea di fare un lavoro organizzativo all’interno della prima squadra, e fin da subito l’ho voluto fortemente al mio fianco. Lui mi permette di essere sereno su tutte le problematiche che riguardano la prima squadra, perché come me riesce a considerare tutti i piccoli dettagli ed a far sì che i ragazzi debbano pensare solo a giocare a calcio.

Passando all’analisi di questo avvio di stagione, nonostante il rallentamento delle ultime giornate la prima squadra finora ha risposto al meglio alle aspettative della società, sei d’accordo?

Assolutamente sì. In estate il nostro obiettivo primario, dopo una stagione come quella passata, era quello di ridare una certa stabilità alla prima squadra e a tutto l’ambiente. Non ci aspettavamo di passare le prime giornate in posizioni di classifica così alte, anche se sapevamo di aver allestito una buona squadra. Questo è un campionato in cui tra le prime dieci-dodici squadre c’è una manciata di punti e non c’è mai nulla di definitivo, ma al di là degli avversari c’è da dire che i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro fin dal primo giorno di allenamento: tutti, dallo staff ai giocatori, sono riusciti a creare un qualcosa di importante che va al di là della classifica.

C’è stata una sorpresa, un giocatore che ha dato di più di quello che ti aspettavi?

Sicuramente la sorpresa è nel gruppo che si è creato. Questa è una squadra che ha un’età media molto bassa, e anche quei giocatori che militano in questa categoria ormai da qualche anno sono ragazzi molto giovani di 24-25 anni. Ecco, vedere che abbiano fatto gruppo in questo modo mi rende orgoglioso, perché sono consapevole che finora proprio questa unione sia stata la forza di questa squadra. Perché è vero che ci sono alcune pedine che hanno un livello di qualità ed esperienza sicuramente superiore alla media, ma è altrettanto vero che alcuni dei nostri giovani lo sono solo anagraficamente visto che hanno già alle spalle diversi anni in prima squadra.

Riavvolgendo il nastro, la serie D ha rappresentato un banco di prova particolare per te, ma anche per i presidenti Cececotto e Fortuna: tutti voi eravate abituati a vincere, e venivate da diversi anni di successi, non solo a Ciampino. Lo scorso anno ci si è confrontati con una realtà ben diversa, sia per quanto riguarda la categoria che per i risultati del campo. Cosa ha lasciato e cosa ha insegnato la serie D?

Innanzitutto ha insegnato che in un girone diverso da quello sardo laziale non è facile per nessuno riuscire a salvarsi. Credo che da noi non ci sia un livello strutturale e organizzativo paragonabile a quello che ho visto in tante società del sud, anche in quelle che hanno vissuto un epilogo di stagione simile al nostro, retrocedendo o salvandosi alle ultime giornate. Al di là di tutto, però, è stata un’esperienza che è servita a tanto: ci è servita a capire che c’è un punto dove si può arrivare e oltre il quale è difficile andare; ci è servita a capire che questa struttura può permettersi di fare un campionato di Eccellenza, anche ai vertici, con una certa serenità perché questo è un ambiente tranquillo, dove si può lavorare nel modo giusto, ma che allo stesso tempo la serie D non è alla nostra portata perché c’è bisogno di qualcosa in più per poter ambire a certi palcoscenici.

Il fatto che ci siano state molte conferme, tra i dirigenti ma anche tra i giocatori, è la dimostrazione del fatto che la società non ha vissuto la retrocessione come un dramma da imputare a qualcuno, sei d’accordo?

Vincere è piacevole, e perdere in quel modo è svilente; ma quando le cose vanno così male non è mai facile stabilire se e come si sarebbe potuto far meglio e dove sono le responsabilità, ne tantomeno è possibile dare la colpa a qualcuno in particolare. La scelta di continuare con gran parte delle persone che facevano parte di questo progetto già lo scorso anno nasce dalla volontà di voler capire veramente quale fosse il valore di ognuno di noi, offrendo a tutti una seconda opportunità per dimostrare le proprie capacità. Questo è un ambiente che nel giro di pochi anni è riuscito ad arrivare ai massimi livelli regionali, un ambiente in cui anno dopo anno sono entrate persone che hanno portato in dote un curriculum e un bagaglio di esperienza decisamente valido: quella dello scorso anno è stata considerata come una parentesi e stiamo facendo di tutto per far sì che sia una parentesi chiusa e sotterrata.

Se l’obiettivo stagionale rimane quello di un campionato dignitoso senza grandi ambizioni di classifica, quali sono gli obiettivi societari del Città di Ciampino per il futuro?

L’obiettivo societario a 360 gradi è quello di continuare nella nostra crescita costante, offrendo un servizio che sia qualitativamente eccelso in tutte le categorie, dalla prima squadra al settore giovanile senza dimenticare la scuola calcio, che non a caso fa parte del ristretto numero delle scuole calcio Elite. Ci teniamo a mantenere con i risultati le categorie che abbiamo acquisito nel tempo nel settore giovanile, conquistando  anche il massimo palcoscenico regionale con la Juniores, che purtroppo è figlia della situazione della prima squadra e quest’anno è stata costretta a ripartire da una Juniores regionale B. Non abbiamo la pretesa di essere ai massimi livelli come quelle società che negli anni hanno investito tempo e denaro per raggiungere la prima fascia, ma noi vogliamo attestarci ad un buon livello con l’obiettivo finale di riuscire a mandare un numero sempre maggiore di ragazzi nel mondo del professionismo.