Da circa un mese il Città di Ciampino ha una nuova tifosa. Si chiama Eleonora Citro e pur essendo la più piccola di casa ha già dimostrato di essere affezionata alle sorti della squadra di papà Enrico: il parto, infatti, era previsto per una domenica mattina, esattamente quella in cui il City era ospite dell’Eretum Monterotondo. Citro non era nemmeno tra i convocati, ma durante il riscaldamento la sorpresa: il centrocampista arriva di corsa con un pezzo di crostata in mano e scende in campo con la sua maglia numero 8, da titolare. Eleonora si è girata, il momento del parto è rimandato. Mamma Ilaria torna a casa, papà corre a giocare. E sorride, perché le richieste alla sua piccola bimba sono state esaudite. Eleonora è arrivata il 4 gennaio, ed ha già trasformato il suo papà. “Difficile dire cosa si prova”, racconta Enrico. “È una di quelle emozioni che non si possono descrivere, perché ti cambia la vita in un attimo e lo capisci solo dopo averla vissuta. Ti ritrovi ad essere padre e a rendertene conto giorno dopo giorno. Ho rischiato di saltare tre partite per assistere al parto, ma alla fine è andato tutto bene e sono riuscito anche ad andarmela a riprendere per portarla a casa, la domenica dopo la gara contro il Civitavecchia. Insomma, il mio ruolo di papà l’ho ricoperto al meglio finora, e lei ha interpretato perfettamente quello della figlia di un ‘calciatore’!”.

È rompiscatole come il papà? 

“Diciamo che si fa sentire in casa, ma è talmente bella che le si concede tutto”.

Nella gara contro il Civitavecchia i compagni ti hanno fatto una sorpresa: Carnevali ti ha ceduto la fascia da capitano e te ne ha consegnato una personalizzata, con su scritto “Benvenuta Eleonora”.

“È stata una sorpresa, queste sono le cose belle del calcio, quelle che mi fanno continuare con questo gioco. Mi hanno fatto emozionare tantissimo, li ringrazio e li ricorderò per sempre perché un evento del genere non si dimentica”.

Il bar, il calcio, la famiglia, ora anche la piccola Eleonora. Ce la fai a conciliare tutto?

“Diciamo che ora si è aggiunta una nuova buona ragione per farcela, per trottare e cercare di garantire un futuro alla mia famiglia”.

Quali sono i tuoi obiettivi di vita?

“In questo momento il mio primo obiettivo è far star bene mia figlia e renderle la vita il più semplice possibile. Questo non significa eliminare gli ostacoli che incontrerà sulla sua strada, ma semplicemente aiutarla a superarli nel modo migliore possibile”.

Passiamo al campo. La stagione è iniziata bene, si era parlato di salvezza tranquilla ma nessuno di voi ci ha mai creduto sul serio, visto che siete sempre scesi in campo per fare sempre il massimo.

“Questo è il minimo che possiamo fare, scendere in campo e cercare di vincere ogni partita. Non credo che in questo sport si possa fare diversamente, o almeno io non ne sono capace. Poi ovviamente i valori tecnici contano, sapevamo di non essere una squadra ammazza campionato, ma sapevamo anche di avere buoni giocatori e bravi ragazzi che avrebbero potuto fare gruppo e quadrarsi nel modo giusto. Lo stiamo facendo, ma possiamo fare molto di più”.

In classifica si guarda sempre chi sta avanti, quindi…

“Dico la verità, noi cerchiamo di non guardarla, la classifica. Arrivare primi è complicato, nonostante sia il sogno di tutti. Fare per scelta un campionato di metà classifica è impossibile, lo è soprattutto per noi che veniamo da anni importanti, tra alti e bassi. Cerchiamo di fare il massimo perché arrivati a fine campionato la cosa più bella, a parte vincere, è guardarsi indietro e sapere di aver dato tutto, senza avere rimorsi”.

Parlando con il massaggiatore Cavalaglio, lui ha sottolineato il fatto che tu sei un giocatore che non vorrebbe mai fermarsi, anche se infortunato. Ti è mai capitato di fare una forzatura e andare contro il suo parere per scendere in campo?

“Diciamo che questi sono segreti dei quali non si dovrebbe parlare… Mi è capitato spesso di mettere a rischio la mia salute pur di giocare, ma vivo anche per questo quindi per me è così o niente, se riesco a dare una mano mi metto sempre a disposizione”.

Manda un messaggio al tuo massaggiatore.

“È complicato. Stefano è una persona squisita, ormai sono 4 anni che sto qui e nei miei ‘capricci al contrario’ mi ha sempre assecondato e protetto. L’unico messaggio che posso mandargli è un ringraziamento per tutto quello che fa, per me in primis e poi per tutta la squadra, perché è un vero punto di riferimento”.

Da lottatore in mezzo al campo quest’anno hai trovato un degno compare, Marco Mastrandrea. Ti senti un po’ meno solo…

“Lo sento quasi come un fratello più piccolo, visto il ruolo che ricopre e visto come lo ricopre. Rivedo in lui quello che ero, quello che sono. È un giocatore che lotta perché vuole aiutare la squadra, è un ragazzo di un’umiltà incredibile e sono convinto che sarà tra i protagonisti indiscussi del calcio dilettantistico laziale da qui a dieci anni”.

A parte lui, c’è qualcuno che ti ha stupito?

Come potenzialità sicuramente Ippoliti, potrà fare un gran bene con le qualità che ha. Deve crescere fisicamente e mentalmente, e non deve avere fretta perché fare questa categoria non è facile. Lui deve migliorare e mettere il suo gioco al servizio della squadra ma sono convinto che potrà arrivare lontano.

Una parolina la dedicherei anche a Danilo Porcacchia, un altro che si è perfettamente calato in questa realtà, e che ha dovuto stare fermo per quasi tutto il girone di andata diventando il primo tifoso del City.

“Danilo prima che un compagno di squadra per me è un amico. Quando in estate ho saputo che c’era la possibilità di prenderlo ho pensato che avrei dovuto far capire che persona era. Non ce n’è stato bisogno perché dopo due partite si è infortunato, ora è rientrato andando contro il parere dei medici dimostrando di tenere alla squadra”.

Anche suo padre ci tiene parecchio, visto che insieme a tuo papà e a quello di Pedrocchi rappresenta lo zoccolo duro del tifo del City!

“Il papà di Danilo è uno di noi, non ci sono dubbi”.

In estate è mai stata in dubbio la tua permanenza qui?

“Assolutamente no”.

Ma perchè non ti vuole più nessuno?

“Probabilmente anche per questo!”.

La triade Martinelli-Citro-Carnevali rimane intoccabile, ma il capitano inizia a vacillare…

“Questi problemini muscolare del capitano non ci volevano anche perché lui è un giocatore fondamentale per questa squadra. Anche se non lo dà a vedere star fuori gli pesa moltissimo, ma nella sfortuna sta capitalizzando al meglio questo periodo di stop forzato. Anche da fuori o a mezzo servizio, Tiziano ha un’intelligenza calcistica tale che gli permette di aiutarci a distanza. Nota ogni dettaglio, e ci dà una grande mano per correggere eventuali errori con i suoi consigli. Per tornare alla domanda, hai ragione: il legame con Carnevali e Martinelli è sempre più forte: siamo amici anche fuori dal campo e abbiamo la stessa visione del calcio, quella che condivide con noi anche il DG Giordano Moroncelli. Lui è una persona che io devo ringraziare sul serio, perché mi ha aiutato a crescere calcisticamente ma non solo. Anche nella vita di tutti i giorni lui per me è un punto di riferimento fondamentale, un amico veramente impagabile”.

So che ti sta sgridando perché tieni troppo in braccio Eleonora…

“È vero, ma per il momento non me lo pongo il problema. Diventano grandi talmente in fretta che ora voglio godermela. Di tutte le nostre figlie la mia è la più piccola, quindi potrò stare tranquillo un po’ più a lungo. Consiglio invece a Stefano Martinelli di iniziare a lavorare per un maschietto, che bisogna allestire la squadra dei body guard per quando le bambine diventeranno grandi!”.

Come vuoi concluderla questa intervista?

“Ci tengo a mandare un messaggio ai presidenti Cececotto e Fortuna, perché tutto quello che viviamo è possibile grazie a loro, ed è per questo che ci teniamo a renderli orgogliosi di noi ogni domenica. Siamo felici perché quest’anno sentiamo la presenza del presidente Fortuna in maniera più forte rispetto agli anni passati, e ci teniamo a non deludere le aspettative. Il nostro primo obiettivo in estate era quello di riportare i City ai posti che gli competono, dopo la sciagurata stagione scorsa. Ci proveremo fino all’ultima giornata, è il minimo che possiamo fare per ringraziarli”