David D’Agnelli, giovane dirigente del City, racconta la sua esperienza al Città di Ciampino: dall’attività di scouting a quella di istruttore di scuola calcio, senza perdere di vista il suo sogno di seguire le orme di Gianluca Mirra e diventare direttore sportivo.

Sei al Città di Ciampino ormai dalla scorsa stagione, quest’anno nelle vesti di responsabile scouting e fidato collaboratore del Direttore Sportivo Gianluca Mirra. Qual è il tuo bilancio di questo anno e mezzo?
Sono arrivato a Ciampino casualmente, ho incontrato prima l’ex DG Giordano Moroncelli e poi il DS Gianluca Mirra che mi ha chiesto di collaborare per iniziare a familiarizzare con il ruolo da lui ricoperto. Per me lavorare al fianco di un direttore come lui, che considero tra i più preparati su tutto il territorio laziale, è stato fin da subito un onore; da quel momento è nato un bel rapporto di collaborazione che si è trasformato tutto sommato anche in un’amicizia: mi trovo molto bene a lavorare al suo fianco e il piacere di venire al campo ogni giorno dipende anche da questo sodalizio, oltre che dall’ambiente e dalla società che mi permette di crescere e imparare. Quest’anno quando mi è stato proposto di lavorare sullo scouting non ci ho pensato due volte ed ho immediatamente accettato: ritengo sia un primo passo per mettermi alla prova verso quella che sarà un’eventuale carriera futura da direttore sportivo.

Nello specifico in cosa consiste il tuo lavoro?
Guardo tantissime partite, del Città di Ciampino e non solo. Nella prima parte di stagione mi concentro sulle nostre squadre per capire qual è il nostro livello, cosa ci manca, a che punto sono i nostri ragazzi. In seguito inizio ad andare in giro alla ricerca dei giocatori giusti per integrare e puntellare le nostre rose. Le linee guida del Direttore e in generale della società puntano a cercare di riconfermare il maggior numero di giocatori che vengono dalla nostra scuola calcio e dal settore giovanile, perché è una garanzia di continuità che ci fa piacere portare avanti. Tuttavia se vogliamo fare dei campionati di vertice e allestire delle rose competitive, come stiamo riuscendo a fare in alcune categorie quest’anno, qualche giocatore va preso da fuori.

E il lavoro fatto in estate testimonia questa politica, perché le rose non sono state stravolte ma puntellate con alcuni innesti che sono riusciti a dare quel qualcosa in più. Facciamo il quadro della situazione squadra per squadra?
Partiamo dai più piccolini, i 2005: quella dei Giovanissimi Fascia B è una delle categorie più complesse ma anche più affascinanti per me. Per questi giocatori c’è il passaggio dalla preagonistica all’agonistica, dal gioco alla competizione vera, e le incognite sono tante; aggiungiamoci il fatto che le altre squadre non si conoscono, e non sei in grado di prevedere il livello del campionato che andrai ad affrontare, quindi anche a livello dirigenziale ci sono parecchie difficoltà da mettere in conto. Ad oggi possiamo dire che i ragazzi di Izzi stanno facendo un gran campionato e hanno dimostrato di potersela giocare con tutti quanti, pur non essendo una rosa da vertice. Ci tengo a spendere una parola anche per i 2005 Provinciali, con cui Angeloni sta facendo un lavoro incredibile, al punto che il prossimo anno contiamo di portare in Elite almeno un paio di ragazzi.
Le squadre che ci stanno dando più soddisfazioni sono sicuramente quelle dei 2004 e dei 2003, che in questa stagione sono state puntellate con due o tre innesti mirati e scelti appositamente senza voler stravolgere la rosa. Non dimentichiamo che questi ragazzi vengono da un percorso tecnico biennale e che la riconferma dei due allenatori, Olivetti e Francolini nello specifico, ha garantito una continuità di lavoro e di gioco.
Quella dei 2002 era una rosa dalla quale ci aspettavamo tanto e che sicuramente ha reso meno di quanto sperassimo. È un peccato perché nel gruppo di Di Cori ci sono giocatori molto forti che l’anno passato hanno fatto le finali regionali e qualche soddisfazione in più avremmo potuto togliercela, ma è difficile ad oggi spiegare le cause di quanto sia accaduto.
La Juniores come sappiamo ha affrontato qualche momento di crisi, che ha portato alla sostituzione di mister Di Luigi con Andrea Moretti e Nicola Taverniti, che sta facendo un lavoro straordinario. Ora i ragazzi stanno andando bene, ma non ci sbilanciamo per scaramanzia! Anche per questa categoria ci sono diverse difficoltà da considerare, perché a questa età entrano in gioco molte dinamiche, i ragazzi crescono e ci sta che alcuni di essi perdano un po’ di interesse per il calcio, dando vita a prestazioni altalenanti. Tutto sommato però siamo fiduciosi per il finale di stagione.

Non solo Città di Ciampino: quando non sei qui al Superga, ti occupi di sport altrove. Ci racconti la tua attività parallela?
Sono volontario in una associazione, Liberi Nantes, che si occupa di sport e inclusione e lavoriamo con categorie svantaggiate, dai migranti alle donne ai bambini poveri. Il punto di partenza è la consapevolezza che ogni essere umano sia libero di giocare, per questo noi utilizziamo lo sport e soprattutto il calcio come mezzo di riscatto sociale e integrazione. Quindi hai ragione, se non sono a Ciampino sono su un campo diverso, ma sempre di campo si tratta!

Non dimentichiamo che qui a Ciampino ricopri anche un altro ruolo, quello di istruttore di scuola calcio. Te la aspettavi così questa tua prima esperienza con i bambini?
Sì, ma devo dire che quello che mi sta tornando indietro è molto di più di quanto mi aspettassi. Allenare i bambini è un’esperienza straordinaria perché loro riescono a riportarti alla dimensione ludica e sognante del calcio che da grande un po’ si perde. Io poi amo quello che faccio, e anche per questo gioco tanto con loro, al punto che spesso i miei colleghi Riccardo Cottani e Stefano Rulli devono richiamarmi all’ordine perché rimango in mezzo al campo a tirare calci al pallone insieme ai ragazzi. Sono felice di aver intrapreso questa strada perché i bambini hanno tanto da imparare ma altrettanto da insegnarci.

Prospettive per il futuro?
La mia aspirazione è quella di diventare direttore sportivo ma in questo momento credo che il mio futuro sia ancora al fianco di Mirra al Città di Ciampino: stare un altro anno accanto a lui non potrà che aiutarmi a crescere anche perché qui al City i presidenti Cececotto e Fortuna hanno molti progetti in ballo e sono sicuro che anche il prossimo anno ci sarà da divertirsi e da lavorare tanto.
A livello personale mi piacerebbe fare il corso da collaboratore per la gestione sportiva anche per acquisire una certificazione che mi permetta poi di poter lavorare in questo senso, ma ad oggi il mio ruolo principale è quello di responsabile scouting quindi sto lavorando sulla ricerca di giocatori che ci possano aiutare a migliorare le rose a nostra disposizione ma anche sulla creazione di un database personale di calciatori che possa in futuro fungere da archivio.

Ma usi il computer o appunti tutto su carta come fa il tuo maestro Gianluca Mirra?
Diciamo che sono un po’ più tecnologico rispetto a lui, ma non disdegno l’uso del famoso “ipad cartaceo” di Mirra! (risata)

Per concludere voglio metterti in difficoltà. Se tu fossi uno scouting esterno e venissi a vedere il Città di Ciampino, qual è il giocatore che proveresti a portar via con te? Di getto, senza pensarci troppo.
Non è bello fare nomi anche perché non vorrei dare indizi ai nostri avversari, ma ci sto. Giordano Pierpaoli dei 2005 è un giocatore che mi emoziona particolarmente quando gioca, poi vado sul sicuro e dico Alessio Giustini dei 2004 e Tommaso Maddalena dei 2002. Attenzionerei anche Damiano Passa che di recente è entrato nell’orbita della Rappresentativa Giovanissimi o Riccardo Scorsonelli, un ragazzo che è partito in sordina e poi ha conquistato la fiducia di tutti. In più mi piace molto l’atteggiamento di Luca Maini in campo. È un ragazzo simpatico e allegro che non ci sta a perdere e ne apprezzo la grinta e la professionalità, nonostante sia un giovane. Per il resto abbiamo tanti giocatori bravi e ci sarebbe l’imbarazzo della scelta.